lunedì 9 febbraio 2009

Nel pacchetto sicurezza si nasconde un bavaglio per la Rete

Articolo 50 bis contenuto nel decreto sicurezza: ai provider il compito di bloccare le pagine Internet in base alle indicazioni del Ministero. Pena la corresponsabilità in apologia di reato e reati di opinione.Torna la censura? E la libertà prevista dall'articolo 21 della Costituzione, dove è finita? Leggendo il testo dell'articolo passato al Senato sembra di sì. Una conferma arriva anche dai pezzi pubblicati da numerosi siti internet tra cui quello scritto da Anna Masera sul sito de "La Stampa".



L'articolo 50-bis del disegno di legge 733, noto come il "pacchetto sicurezza", passato al Senato e che deve essere adesso sottoposto alla Camera, costringe gli Internet provider a filtrare i contenuti a caccia di istigazioni a delinquere e apologie di reato, e Facebook in Italia rischia di non poter più proseguire la sua avventura. L'emendamento, introdotto dal senatore dell'Udc Gianpiero D'Alia, riguarda la "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo Internet", che al comma 1 recita:"Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete Internet, il Ministro dell'Interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla Rete Internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine". Ma secondo i giuristi esperti della materia, i reati d'opinione potrebbero sovrapporsi con la manifestazione del pensiero dell'individuo: diritto tutelato dall'articolo 21 della Costituzione. Con i fornitori di Internet costretti a setacciare la libera espressione.

Obbligo di rettifica, nuovo pericolo per la libertà dei blog "Anche i siti Internet personali potrebbero essere sottoposti all'obbligo di rettifica delle informazioni potenzialmente lesive per i soggetti coinvolti, 'da pubblicarsi entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono' ".

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